domenica 28 dicembre 2008
BLUES BROTHERS "IN CARCERE"
Dai Blues Brothers un Sos per il lavoro ai detenuti, che rappresenta l'unica alternativa per non sbagliare più strada. Due dei Blues Brothers (il mitico film di John Landis), il sax Lou Marini e la tromba Alan Rubin, hanno suonato per i detenuti del carcere Due Palazzi di Padova. Una memorabile giornata nata per l'iniziativa di Federico Pertile, rocker padovano. E' il terzo anno in cui il consorzio Rebus (presidente Nicola Boschetto) propone un evento in carcere collegato alla Cena si Santa Lucia, in favore di iniziative di sviluppo della Fondazione Avsi.
venerdì 19 dicembre 2008
NATALE: OGNI ANNO LA SOLITA STORIA...
Tempi duri. Nel gergo degli statistici, le "aspettative sono decrescenti". Nel 2002, su un campione di 2500 persone, il futuro era grigio per il 57%, oggi siamo al 68%. E il 2009 pare sarà peggio, per alcuni economisti la coda del 2008 è solo il "trailer" del film che ci aspetta. Detto questo, non sarà un Natale di miseria. Sarà un Natale più sobrio nei modelli e negli stili di consumo.
Quindi, con una ricaduta più morbida sulla perdita di poter d'acquisto.
Secondo una ricerca del marchio di automobili Dacia (gruppo Renault), attivo da tempo nelle quattro ruote low cost, già prima della crisi il 68,2% degli italiani dichiarava di voler cambiare mentalità, orientandosi verso marche e prodotti meno cari. Semplicità e frugalità tornano a essere valori. Le cause di questa nuova austerità non sono determinate (o non solo) dalla contingenza economica.
E' in atto una trasformazione culturale in direzione di un'austerità volontaria, vissuta non come rinuncia o privazione ma come riduzione spontanea delle pratiche di consumo, verso un prezzo contenuto, conveniente ma anche giusto.
Nel paniere ideale entrano gli alimentari delle "private label" (per esempio Coop) maanche l'arredamento sobrio, le scarpe senza etichetta. I marchi low cost non creano più complessi: il 78,7% degli italiani dichiara che aziende come Ryanair, Ikea, Decathlon, dimostrano che non sempre a bassi prezzi corrisponde bassa qualità.
Quindi, con una ricaduta più morbida sulla perdita di poter d'acquisto.
Secondo una ricerca del marchio di automobili Dacia (gruppo Renault), attivo da tempo nelle quattro ruote low cost, già prima della crisi il 68,2% degli italiani dichiarava di voler cambiare mentalità, orientandosi verso marche e prodotti meno cari. Semplicità e frugalità tornano a essere valori. Le cause di questa nuova austerità non sono determinate (o non solo) dalla contingenza economica.
E' in atto una trasformazione culturale in direzione di un'austerità volontaria, vissuta non come rinuncia o privazione ma come riduzione spontanea delle pratiche di consumo, verso un prezzo contenuto, conveniente ma anche giusto.
Nel paniere ideale entrano gli alimentari delle "private label" (per esempio Coop) maanche l'arredamento sobrio, le scarpe senza etichetta. I marchi low cost non creano più complessi: il 78,7% degli italiani dichiara che aziende come Ryanair, Ikea, Decathlon, dimostrano che non sempre a bassi prezzi corrisponde bassa qualità.
venerdì 12 dicembre 2008
UN PASSO AVANTI
Mette al bando la produzione, l'uso, lo stoccaggio e il commercio di micidiali ordigni e obbligai Paesi che lo fanno proprio ad aiutare le Nazioni e le persone che ne sono vittima.
Frutto di un lungo quanto tribolato percorso politico-diplomatico, il Trattato sulle cluster munition (le bombe a grappolo) è finalmente una realtà. L'hanno già firmato 94 stati.
" Figurano molti Paesi europei come Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Norvegia e Svezia; diversi Stati africani ( tra cui alcuni reduci da sanguinose guerre, è il caso per esempio di Mozambico, Sierra Leone e Congo); alcune potenze medio-grandi d'Oltreoceano (Canada, Argentina, Cile e Australia), ma mancano all'appello quanti le cluster munition le fabbricano e le utilizzano: Usa, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele", commenta Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine.
"Le belle parole pronunciate dal sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, in occasione della firma dell'Italia, durante la Conferenza Internazionale svoltasi a Oslo dal 2 al 4 dicembre, rischiano di essere sconfessate nei fatti dell'azzeramento del Fondo per lo sminamento umanitario ( 2.200.000 euro) di cui non c'è più traccia nella legge finanziaria in discussione. Anche Jody Williams, premio Nobel per la pace del 1997, ha scritto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinchè ci ripensi", chiude Schiavello.
Frutto di un lungo quanto tribolato percorso politico-diplomatico, il Trattato sulle cluster munition (le bombe a grappolo) è finalmente una realtà. L'hanno già firmato 94 stati.
" Figurano molti Paesi europei come Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Norvegia e Svezia; diversi Stati africani ( tra cui alcuni reduci da sanguinose guerre, è il caso per esempio di Mozambico, Sierra Leone e Congo); alcune potenze medio-grandi d'Oltreoceano (Canada, Argentina, Cile e Australia), ma mancano all'appello quanti le cluster munition le fabbricano e le utilizzano: Usa, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele", commenta Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine.
"Le belle parole pronunciate dal sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, in occasione della firma dell'Italia, durante la Conferenza Internazionale svoltasi a Oslo dal 2 al 4 dicembre, rischiano di essere sconfessate nei fatti dell'azzeramento del Fondo per lo sminamento umanitario ( 2.200.000 euro) di cui non c'è più traccia nella legge finanziaria in discussione. Anche Jody Williams, premio Nobel per la pace del 1997, ha scritto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affinchè ci ripensi", chiude Schiavello.
venerdì 5 dicembre 2008
MALI A CONFRONTO
L'uomo può provare due tipi di sofferenze: quelle fisiche e quelle psicologiche.
Entrambe sono molto difficili da sopportare e si spera sempre di non incombere mai in nessuna delle due.
Prima o poi però ogni persona sara costretta dal proprio destino a provare delle sofferenze (mentali o corporee) che possono cambiare inevitabilmente il resto della vita dell'individuo stesso.
Molte persone si chiedono se siano più insopportabili le ferite psicologiche (ossia depressione, morale basso, scarsa autostima o malattie mentali...) o quelle fisiche (traumi, fratture, malattie... ).
Io sono del parere che le ferite corporee siano molto più gravi di quelle mentali;
infatti quando si soffre per una ferita ne subentra anche una una condizione psicologica per il quale una persona possa ad esempio temere che questo tormento non finisca mai o che, nei casi più gravi, possa compromettere le capacità motorie o salutari per sempre e lo stesso non lo si può dire per le ferite interiori, infatti in caso di depressione o comunque di malessere mentale il fisico non ne risente o per lo meno non in modo così netto.
Sono convinto che ad ogni sofferenza mentale ci sia un rimedio, per quelle fisiche non sempre;
confontando una persona che vive allo stato vegetativo, reduce quindi da un danno fisico, con una persona che ha dovuto patire la perdita dei propri cari si può capire quale delle due abbia meno speranze di poter guarire; con gli studi e i progressi che hanno sviluppato l'ambito della psicologia oggi è possibile risolvere ogni tipo di problema o almeno di attenuarlo, mentre lo stesso non si può dire per chi vive in stato vegetativo, senza potersi muovere, ma nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
Voi cosa ne pensate, qual di queste sofferenze sono le peggiore: quelle interiori o quelle corporee?
Stefa
Entrambe sono molto difficili da sopportare e si spera sempre di non incombere mai in nessuna delle due.
Prima o poi però ogni persona sara costretta dal proprio destino a provare delle sofferenze (mentali o corporee) che possono cambiare inevitabilmente il resto della vita dell'individuo stesso.
Molte persone si chiedono se siano più insopportabili le ferite psicologiche (ossia depressione, morale basso, scarsa autostima o malattie mentali...) o quelle fisiche (traumi, fratture, malattie... ).
Io sono del parere che le ferite corporee siano molto più gravi di quelle mentali;
infatti quando si soffre per una ferita ne subentra anche una una condizione psicologica per il quale una persona possa ad esempio temere che questo tormento non finisca mai o che, nei casi più gravi, possa compromettere le capacità motorie o salutari per sempre e lo stesso non lo si può dire per le ferite interiori, infatti in caso di depressione o comunque di malessere mentale il fisico non ne risente o per lo meno non in modo così netto.
Sono convinto che ad ogni sofferenza mentale ci sia un rimedio, per quelle fisiche non sempre;
confontando una persona che vive allo stato vegetativo, reduce quindi da un danno fisico, con una persona che ha dovuto patire la perdita dei propri cari si può capire quale delle due abbia meno speranze di poter guarire; con gli studi e i progressi che hanno sviluppato l'ambito della psicologia oggi è possibile risolvere ogni tipo di problema o almeno di attenuarlo, mentre lo stesso non si può dire per chi vive in stato vegetativo, senza potersi muovere, ma nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
Voi cosa ne pensate, qual di queste sofferenze sono le peggiore: quelle interiori o quelle corporee?
Stefa
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